Per favore,entra in punta di piedi. Qui è già tutto in pezzi.
 
 

martedì 8 gennaio 2013

La droga dei nostri anni

Quanto siamo dipendenti dal social network per eccellenza?
Sappiamo tutti di cosa sto parlando,facebook.

Questa enorme pagina che mette in comunicazione persone,paesi,città,negozi,imprese. C'è qualcosa di sbagliato oppure è perfettamente geniale?
Qualche giorno fa Facebook ebbe qualche problema di manutenzione,la home non si caricava e gli utenti riscontravano vari problemi online. Immediatamente da ogni parte d'Italia milioni di utenti chiedevano aiuto online,per risolvere e riordinare la propria pagina.
Ma quanto siamo dipendenti? Quanto restiamo online?

C'è chi si collega per qualche ora,per poca possibilità; chi si collega di nascosto dai genitori che non vogliono; chi si collega la mattina appena alzato e spegne la sera prima di andare a letto; da quando i cellulari hanno la funzione Facebook c'è chi è in collegamento da scuola,lavoro,vacanza.
C'è poi chi si collega restando offline,per osservare e leggere gli stati degli altri utenti; e c'è chi viceversa pubblica proprie foto,pensieri,musica e così via.

Ma è davvero così sbagliato,si chiedono molti?
La generazione attuale nasce con la tecnologia,partendo dalla prima fotografia scattata al primo giocattolo regalatoci dalla nonna.
I nati come me nel 94-95 ricorderanno i primi giochi al computer,che destavano meraviglia anche negli adulti.
Al giorno d'oggi il computer è già stato superato dalle console: la wii,il nintendo,la play station già è più obsoleta. 

I bambini invece che nascono nel 2000 oggi possiedono un cellulare alta generazione,con internet e fotocamera avanzata.
Se un ragazzino di 14 anni utilizza quotidianamente facebook e internet questo è un problema?

Beh dipende dall'utilizzo che ne fa. Facebook è una porta aperta sul mondo,tutto ciò che si pubblica è di proprietà di Facebook,che potrebbe utilizzare qualsiasi scatto o stato per pubblicità o altro.
Non credo sia sbagliato che al giorno d'oggi i ragazzi utilizzino i social network; d'altronde ognuno appartiene alla propria generazione. Forse sicuramente le vecchie generazioni avevano rapporti più sani,più veri,e non criptati da emoticon e smile,e sicuramente non erano dipendenti da uno schermo.
Oggi non riusciremmo più a vivere privati del computer,del cellulare,delle console e degli ipad. C'è qualcosa di morboso nel nostro attaccamento verso internet. Milioni di fotografie in rete attestano la dipendenza da Facebook; professori e alunni possono qui comunicare,colleghi di lavoro,capi d'azienda.

Sicuramente è un potente mezzo per fare affari,ma è anche distruttivo per altre cose,forse le più belle.
Dichiarazioni d'amore,litigi,notizie belle o brutte vengono veicolate ormai da freddi "meme" o smile che non traducono al meglio la nostra voce e il nostro stato d'animo.
Ma forse bisogna accettare l'epoca in cui si nasce.
E' impensabile che facebook chiuda,impensabile negare ad un ragazzo di connettersi. 
E' la droga dei nostri anni,e va usato con attenzione.